La Madonna con il Bambino, che consegna il rosario a San Domenico

La tela situata nella Propositura dei Santi Ippolito e Cassiano attorno al 1587 fu commissionata al pittore fiorentino Giovanni Balducci, detto il Cosci (1560-post 1631) poiché allevato in casa di Raffaello Cosci, suo zio materno. Egli fu allievo e collaboratore di Giovan Battista Naldini (1537 ca-1591), pittore fiorentino seguace del Pontormo, e come il maestro si può considerare fra quegli artisti ancora legati alla corrente tardomanierista e alla tradizione vasariana; dalla locale Compagnia del Rosario e di San Giuseppe omonima Compagnia del Rosario di Laterina di cui era madre superiora Donna Dolfa de Bertis nome che possiamo trovar nel piano frontale del trono, in posizione quasi centrale, su cui è seduta La Vergine.

L’Opera seguì le sorti della Compagnia (la quale fu sciolta prima del 1906) e della chiesa che quando venne chiusa la porta settentrionale e fu innalzato il nuovo altare del Suffragio dedicato alla Madonna del Rosario il dipinto venne tolto dall’altare e posto sopra il portale d’ingresso. Dal 1986 fu affidato alla Soprintendenza di Arezzo per il restauro ed è stato ricollocato in chiesa nel 1997.

L’affresco rappresenta la Vergine Maria che offre a San Domenico il Rosario e mostra i quindici misteri, raffigurati entro tondi perlinati in alto sulla parte sinistra. Oltre alla raffigurazione della Madonna con il Bambino possiamo notare San Domenico, che secondo la tradizione fu colui che istituì il Santo Rosario, situato nell’estrema destra del dipinto, ed è inginocchiato in segno di devozione verso la Madonna. Dietro le spalle di Maria si trova un’altra figura maschile, barbuta e canuta, con un bastone in mano, identificabile con San Giuseppe, al quale era originariamente intitolata la Compagnia, mentre sulla sinistra troviamo le giovani sorelle che facevano parte della congregazione.

Nonostante sia datato 1587, è citato per la prima volta nell’inventario del 1709 dal proposto Luigi Luciani nel suo manoscritto della prima metà del XIX secolo:
«[…] Il dipinto aveva una cornice di legno parte verniciata, e parte dorata […]», poiché questo è il documento più antico rimasto, in cui sia stato elencato nel dettaglio l‘arredo della propositura dei Santi Ippolito e Cassiano.

Manola Rosadini