L’arredo sacro della Propositura dei SS. Ippolito e Cassiano

L’arredo della Propositura di Laterina si compone di numerose suppellettili e paramenti sacri, collocabili nell’arco di tempo che va dalla prima metà del XVII al XX secolo. Gli oggetti più significativi sono quelli donati dai rettori della chiesa, appartenenti a nobili casate. I pievani e i proposti che si sono susseguiti nel corso del tempo hanno lasciato tracce importanti dal punto di vista storico-artistico, a cominciare dal tabernacolo per gli oli santi commissionato dal pievano Bracciolini, appartenente alla celebre famiglia terranuovese. Il tabernacolo, in pietra con sportellino in legno, è situato nel semi-pilastro sinistro del presbiterio e riporta lo stemma della casata valdarnese. Gli elementi decorativi ed architettonici confermano la datazione alla fine del XV secolo

Altre importanti commissioni vennero dalla famiglia Busatti, tra le quali un paliotto in scagliola, datato 1697, ed un ostensorio dal fusto figurato, datato 1701.
Questa tipologia era molto diffusa in Toscana, in particolar modo nella seconda metà del XVII secolo. Tipicamente fogginiana è la base a sezione triangolare con facce trapezoidali, la cui decorazione è spesso costituita da foglie di acanto, da festoni vegetali, da conchiglie e da volute. Al pievano Busatti seguì, nel 1707, Don Guillichini, la cui famiglia era originaria di Città di Castello.

Egli commissionò, tra i vari arredi, una pianeta in damasco broccato verde, nella quale è presente un tipo di decorazione a gruppi di fiorellini, collocabile nel periodo compreso tra la fine del XVII secolo gli inizi del successivo. Nel 1758 divenne proposto di Laterina Don Ippolito Rossi, proveniente da Piantravigne, uomo dal carattere ambizioso e volitivo e committente per eccellenza dell’arredo laterinese. Egli acquistava gli oggetti soprattutto nelle botteghe di Firenze, come dimostrano alcuni arredi datati 1761 e decorati dallo stemma di famiglia, nella cui punzonatura è attestata la matrice fiorentina. Il Rossi continuò a commissionare arredi per la chiesa laterinese fino alla sua morte, avvenuta nel 1806.

Don Ippolito fece realizzare anche alcuni parati, tutti contrassegnati dallo stemma di famiglia, tra cui una pianeta rosa ed un parato bianco, entrambi in taffetas lanciato e broccato, con decorazione detta “a meandro”, tipica del Settecento e caratterizzata da elementi floreali e vegetali inseriti in uno schema compositivo geometrico, costituito da linee verticali a zigzag. I proposti che seguirono il Rossi, precisamente Don Francesco Guerri e Don Luigi Luciani, si dedicarono soprattutto ai restauri dell’edificio ecclesiastico. Il Luciani fece probabilmente acquistare una serie di carteglorie presso la bottega fiorentina dei Gherardi in Ponte Vecchio.
Al 1860 risale invece il reliquiario dei Santi Ippolito e Cassiano, di forma particolare e frutto di un assemblaggio di materiali e stili diversi, con molti richiami allo stile francese, notoriamente denominato ‘Impero’.

Manola Rosadini