Nucleo rurale aperto, già esistente nel Medioevo, lungo la strada proveniente da Ponte Romito, ebbe un incremento demografico nel corso del Quattrocento.
Nel 1198 ci è testimoniata per la prima volta la sua chiesa, dedicata a San Pietro, verosimilmente non San Pietro Apostolo, ma San Pietro martire, un esorcista martirizzato sotto Diocleziano e ricordato insieme a San Marcellino, verso i quali vi era una grande devozione durante il Medioevo. Allora la località era denominata Soppioro (dal cognome romano della gens Seppia: vicus Seppiorum, cioè agglomerato rurale dei Seppi). Non pare verosimile che debba ascriversi alla seconda metà del Duecento, ma solo ad un periodo più tardo, la ridedicazione dell’edificio sacro a San Pietro Martire (un frate domenicano morto nel 1252) poiché durante la prima metà del Trecento (ma, forse, fin dai secoli precedenti) quest’ultimo dipendeva dalla potente badia di Santa Maria d’ Agnano, un monastero benedettino fondato dagli Ubertini ed al quale appartenevano numerose proprietà nella zona.

L’edificio, suffraganeo della pieve di Laterina, presentava un’unica navata realizzata in robusti conci di pietra (ampie porzioni di filaretto sono tuttora visibili lungo le pareti longitudinali, settentrionale e meridionale).
Di lato, verso sud, una porta architravata immetteva nello ‘ spedaletto’ per viandanti o pellegrini, dotato di un refettorio terreno e di un sovrastante dormitorio.
Durante la seconda metà del Quattrocento, in coincidenza con l’incremento demografico ed economico cui si è accennato (e al quale è forse legato il toponimo di Casanuova), venne ricostruita l’abside, rivolta, secondo la consuetudine, verso oriente (quella originaria forse era a pianta semicircolare).

Tale area presbiteriale, a pianta rettangolare e coperta con una volta a botte, presenta una stretta monofora, recante esternamente alcuni semplici simboli scolpiti a bassorilievo: un volto (che però non raffigura, come ritiene la tradizione locale, la testa di san Pietro martire), una croce ed un fiore o giglio. Tutto il presbiterio ed il corrispondente arcone vennero dipinti a fresco; in alto campeggiava lo stemma dei committenti.

Nel 1941 venne portata in questa chiesa la balaustra settecentesca proveniente da Sant’ Agata in Campogialli, nei cui pilastrini terminali in pietra sono scolpiti due stemmi cardinalizi. Tale balaustra fu reimpiegata nell’ambito della radicale ristrutturazione dell’edificio sacro, avvenuta nel 1952, quando fu ribaltato l’asse del medesimo: nella vecchia area presbiteriale, infatti, fu aperto l’ingresso, mentre, in corrispondenza dell’originaria facciata, fu creata un’abside semicircolare, nella quale furono inserite due vetrate policrome novecentesche provenienti dalla vecchia chiesa di Ponticino e raffiguranti San Domenico Savio e Santa Maria Goretti.

Risale al tardo Seicento una tela raffigurante La Madonna con il Bambino, il profeta Isaia e San Pietro Martire.
Gli ambienti dell’originario ospedaletto e le sottostanti cantine e grotte per la conservazione del grano, dopo i restauri del 1986, sono stati trasformati in un piccolo museo della civiltà contadina (con una numerosa serie di oggetti della vita quotidiana dei tempi passati), in cui ha trovato sede anche un presepio meccanico.