Il toponimo deriva da un antico ed originario ‘ponticino’, costruito attraverso il torrente Ganascione fin dall’età medievale. Matrice dell’insediamento urbano (antico ‘mercatale’ nato per gemmazione più a valle) è Tornaia (toponimo che sta ad indicare un «gruppo di case»), forse ‘gardingo’ di origine longobarda, documentatoci fin dal 1049 e presso il quale attorno al 1070 sorse un monastero benedettino (esistito fino al 1109). Secondo la tradizione, vi sarebbe stato costruito un castello nel 1273, appartenuto nel Trecento ai Castro e nel secolo seguente a Duccio del Ciullo, distrutto nel 1527 dai Lanzichenecchi.

Nel 1770 vi fu costruita una cappella, dedicata a Santa Maria, detta Il Chiesino e demolita nel 1985; al suo posto vi è una moderna scultura raffigurante La Vergine con il Bambino, opera di Francesco Sordini (1986).

Ponticino, come toponimo, compare per la prima volta nel XV secolo, nei catasti della badia di Agnano, località nella quale sono per la prima volta documentati alcuni edifici verso la metà del Cinquecento (una stazione di posta ed un’osteria, sorti presso il ponte, ricostruito nel 1526).

Lo sviluppo urbanistico di Ponticino, però, iniziò solo alla fine del Settecento, con la realizzazione del nuovo tracciato della via Aretina, sviluppo accresciutosi in epoca postunitaria grazie al passaggio della ferrovia (1866) ed alla relativa costruzione della piccola stazione.

Nel 1918 la sede della parrocchia fu trasferita da Impiano a Ponticino, mantenendo la dedicazione ai Santi Iacopo e Cristoforo, nel locale ristrutturato di una segheria. Nel 1924, di fronte alla chiesa, venne aperto il Parco della Rimembranza e l’anno seguente, in via della Casaccia, fu inaugurata la sede del dopolavoro «Forza e Mente»: un edificio con un teatro, la sala da giochi e quella da ballo, qualificato originariamente, in facciata, da un arcone architravato e da due colonne mediane (oggi è sede di un centro culturale polivalente).

Nel 1958 fu realizzata la nuova torre campanaria della chiesa, ora dedicata al solo San Giacomo Maggiore, edificio sacro che l’ultima volta è stato parzialmente ricostruito nel 2000, su progetto dell’architetto Mariottini d’ Arezzo; nel sobrio interno, dominato dalla grande croce presbiteriale, si trovano i due moderni quadri raffiguranti San Giacomo Maggiore, opera di Roberto Meschini, e l’Annunciazione, di Franco Fedeli.

L’architetto Giuseppe Cencini nel 2001 ha progettato una risistemazione ambientale per l’area attorno al vecchio ‘ponticino’.