Nel 19esimo secolo le principali arterie della comunità di Laterina erano costituite dalla Via Vecchia Aretina e dalla strada Regia Postale Aretina, ma dopo l’unificazione di Italia con la realizzazione del tratto ferroviario tra Montevarchi e Arezzo il processo di sviluppo economico era marginalizzata in quelle aree, interessando in modo parziale il territorio di Laterina portando una crescita per le frazioni di Ponticino e di Montalto grazie alla creazione di stazioni.
L’economia si basava prevalentemente sull’agricoltura e sui grandi latifondi con i terreni condotti a mezzadria. Vennero per la prima volta introdotte colture specialistiche, come il tabacco che comportò la realizzazione di numerose tabaccaie in mattoni, essi erano imponenti edifici sviluppati in profondità con la facciata a basilica, per l’essicazione del tabacco utilizzate il 1900.
Durante la Seconda Guerra Mondiale, tra la Via Vecchia Aretina e l’Arno, fu realizzato nel 1941, un campo di concentramento destinato ad accogliere i prigionieri appartenenti agli eserciti belligeranti nemici (soprattutto inglesi catturati in Africa settentrionale), con baracche in muratura allineate in blocchi fino all’8 settembre del 1843 ed in seguitò divenne un’officina meccanica tedesca per la riparazione di mezzi di trasporto; dopo la liberazione (18 luglio 1944) fu impiegato dagli inglesi per radunarvi i prigionieri tedeschi e fascisti, poi, tra il 1945 ed il ’46, accolse gli internati fascisti e repubblichini catturati nel Nord Italia. A partire dal 1948 e fino al 1963 divenne centro di raccolta di profughi provenienti dall’Istria, dalla Libia e dalla Tunisia.
A partire dal secondo dopo guerra il fenomeno dell’allontanamento dei campi, che era già iniziato dagli anni sessanta, ha provocato il graduale abbandono delle case coloniche, molte delle quali sono oggi purtroppo ridotte a ruderi. Il paesaggio è stato alterato dal passaggio della linea ferroviaria direttissima Firenze-Roma (realizzata negli anni 1985-1988), ma con l’interesse da parte delle istituzioni pubbliche e private c’è stato il recupero a fini agrituristici di alcune case coloniche e della ‘tabaccaia’ di Monsoglio.