Gli affreschi della Propositura di Laterina

Lungo la navata di sinistra, entro un elaborato tabernacolo neo medievale risalente agli anni Venti del Novecento, è raffigurante la Madonna col Bambino in trono fra i Santi Giovanni Battista e Sebastiano, e ai lati, la Decollazione del Battista e il Martirio di San Sebastiano. Di tale affresco abbiamo una dettagliata descrizione di metà Ottocento nelle Memorie del proposto Luigi Luciani, allorché venne ritrovato dietro un altare e immediatamente celato alla vista.

Al centro è la Madonna seduta su un monumentale trono ad absidiola, con un catino a valva di conchiglia, poggiante su una pedana sagomata; la Vergine, con indosso una veste rosacea e il manto originariamente blu, tiene sulle ginocchia il robusto Bambino, nudo con in mano un cardellino e al collo un cornetto di corallo di significato apotropaico (contro il malocchio).

A sinistra del trono, San Giovanni Battista, rivestito di pelle e con un ampio mantello rosa violaceo e verde, il labaro crucisignato e il consueto cartiglio recante la scritta “ECCE AGNUS DEI”. A destra, San Sebastiano è raffigurato come un giovane gentiluomo con tunica verde, mantello rosso, la palma del martirio e le frecce. Ambedue i santi sono in piedi ed in posizione frontale.

Di lato vi sono le scene del martirio: a sinistra il carnefice ripone nel fodero la spada, dopo aver decapitato Giovanni entro il cortile del palazzo di Erode, rappresentato come un edificio merlato medievale, sullo sfondo Salomè, rivestita di una raffinata e cortese veste rinascimentale, i biondi capelli che scendono sulle spalle e un cesto di vimini nelle mani.Il carnefice indossa una tunica verde foderata di rosso e tirata su in vita e calza alti stivali. Sul lato opposto, San Sebastiano legato sul palo del patibolo è colpito da numerose frecce scoccate da quattro arcieri; in alto un angelo accoglie la sua anima per presentarla a Dio.

Nella lunetta superiore, in un paesaggio roccioso con alcuni alberi, cespugli d’erba e un laghetto forse simboleggiante il Giordano, con piante palustri.
Al centro Giovanni Battista predica e battezza i suoi seguaci ( l’affresco è mutilo, oggi vi si riconoscono solo cinque figure). Nello spessore della muraglia, a sinistra, Sant’Eustachio che tiene in mano un cervo con la croce tra le corna. Il santo, protettore della caccia, è vestito da guerriero, con la spada.

Nell’imbotte sono raffigurati, entro lacunari polilobati, la colomba dello Spirito Santo, i quattro Evangelisti, alternati da angeli, risalenti agli Anni Venti del 900, quando il Castellucci rimase in luce l’affresco e restaurò la cappella. In origine, come ci testimonia la descrizione ottocentesca, vi erano dipinte ”Figure di Santi Religiosi di diversi Ordini”, evidentemente deterioratesi o andate distrutte con il terremoto 1919.

L’opera, ascrivibile al sesto decennio del Quattrocento e riferita da Manola Rosadini all’ambito del pittore valdarnese Mariotti di Cristofano (1393-1457), è però riconducibile a un artista fiorentino gravitante nell’orbita di Domenico di Michelino (1417-1491), allievo del Beato Angelico, o di un seguace di Benozzo Gozzoli (1421ca -1497). Il nostro pittore, pur presentando una spazialità rinascimentale con le figure inserite in scene rese prospetticamente, tuttavia, denuncia il perdurare di un certo linguaggio più arcaico.

 

Licia Bertani